Parto da un’esperienza personale e devo farvi una confessione: mi sono commosso. Oggi, alle 16,20, ho incontrato il Papa. Gli ho baciato l’anello, ho parlato con lui per un paio di minuti, gli ho consegnato _ a nome del direttore Pierluigi Visci _ l’inserto speciale di 32 pagine che, sabato, in tutta l’edizione di Rimini e San Marino, abbiamo regalato ai nostri lettori. La prima pagina di quell’inserto è diventato un quadro, elegante, e nel donarlo al Pontefice ho avuto l’onore di raccontargli il nostro lavoro, il nostro Carlino, i nostri 126 anni di vita, omaggiandolo anche del primo numero del giornale, datato 1985, in una targa d’argento.
In quei due minuti uno si commuove, ringrazia, si sorprende nel vedere un Papa, questo Papa, così attento, così interessato ai dettagli. Con quel suo accento tedesco a ripetere più di una volta: ‘Ah, il Resto del Carlino’ che per due minuti è diventato un po’ teutonico. Uno fa il giornalista da una vita, ne passa tante, ma c’è sempre qualcosa di grande, di inaspettato e di bello che può incontrare nel suo cammino e mi piace condividere questa mia emozione con il direttore, che mi ha passato questo testimone affascinante oggi a San Marino, e con tutti i colleghi che, da Ascoli a Rovigo, lavorano quotidianamente con impegno e passione per portare in edicola il nostro-vostro Carlino.
E’ stata una giornata speciale. Per me, di sicuro, Immagino anche per le migliaia di persone che hanno voluto salutare e abbracciare simbolicamente il Papa in queste 11 ore di full immersion, prima a San Marino, poi in serata a Pennabilli, in mezzo a quattromila giovani in festa.
Ed è proprio su questo incontro con i giovani che mi piace soffermarmi, perché prima il Pontefice, per carità, ha parlato di cose toste, importanti, ma in fondo di cose che un Papa deve per forza dire, altrimenti non farebbe il Papa. Questi aspetti (rispetto della famiglia, della vita, preoccupazione per la crisi economica, per il precariato) li trovate anche in altri articoli sul nostro sito.
I giovani, i quattromila giovani, ragazzi di 20 anni, con il mondo davanti, un futuro ancora da leggere, un futuro che affascina anche se a volte sembra ingarbugliato, chiedono risposte grandi, più grandi dei discorsi ufficiali, importantissimi per carità, fatti ai capitani reggenti. Grandi come il desiderio del loro cuore, il desiderio di felicità.
E non credo che il Papa abbia deluso le aspettative di questi ragazzi, così come non ha deluso le mie. Vi riporto ciò che ha detto. Leggetelo e rileggetelo, ne vale la pena.


"I grandi interrogativi
che portiamo dentro di noi: chi siamo?, da dove veniamo?, per chi viviamo?, sono il segno più alto della trascendenza dell’essere umano e della capacità che abbiamo di non fermarci alla superficie delle cose. Ed è proprio guardando in noi stessi con verità, con coraggio che intuiamo la bellezza, ma anche la precarietà della vita e sentiamo un’insoddisfazione, un’inquietudine che nessuna cosa concreta riesce a colmare.
Cari amici, vi invito a prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non aver paura di porvi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non fermatevi però alle risposte parziali, immediate, certamente più facili e più comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza, ma che non vi portano alla vera gioia di vivere, quella che nasce da chi costruisce non sulla sabbia, ma sulla solida roccia. Imparate allora a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profondità la vostra esperienza umana: scoprirete, con meraviglia e con gioia, che il vostro cuore è una finestra aperta sull’infinito! Una delle illusioni prodotte nel corso della storia è stata quella di pensare che il progresso tecnico-scientifico, in modo assoluto, avrebbe dato risposte e soluzioni a tutti i problemi dell’umanità.
In realtà, se anche ciò fosse stato possibile, nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare le domande sul significato della vita, perché queste sono scritte, per così dire, nell’animo umano e oltrepassano la sfera dei bisogni. L’uomo, anche nell’era del progresso scientifico e tecnologico, rimane un essere aperto alla verità intera della sua esistenza, che non si ferma alle cose materiali, ma si apre ad un orizzonte molto più ampio. Tutto questo voi lo sperimentate continuamente ogni volta che vi domandate: perché?; quando contemplate un tramonto, o una musica muove in voi il cuore e la mente; quando provate che cosa vuol dire amare veramente; quando sentite forte il senso della giustizia e della verità.
Cari giovani, l’esperienza umana è una realtà che ci accomuna tutti, ma ad essa si possono dare diversi livelli di significato. Ed è qui che si decide in che modo orientare la propria vita e si sceglie a chi affidarla, a chi affidarsi. Il rischio è sempre quello di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione “orizzontale”, ma comprende anche quella “verticale”. I dati scientifici e gli strumenti tecnologici non possono sostituirsi al mondo della vita, agli orizzonti di significato e di libertà, alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore.


Cari giovani
, è proprio nell’apertura alla verità intera di noi stessi e del mondo che scorgiamo l’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Egli viene incontro ad ogni uomo e gli fa conoscere il mistero del suo amore. Nel Signore Gesù, che è morto e risorto per noi e ci ha donato lo Spirito Santo, siamo addirittura resi partecipi della vita stessa di Dio. In Lui potete trovare la risposta alle domande che accompagnano il vostro cammino. L’incontro con Cristo non si risolve nell’adesione ad una dottrina o una filosofia, ma ciò che Lui vi propone è di condividere la sua stessa vita. A quel giovane, che Gli aveva chiesto che cosa fare per entrare nella vita eterna, Gesù risponde, invitandolo a distaccarsi dai suoi beni e aggiunge: “Vieni! Seguimi!” (Mc 10,21). La parola di Cristo mostra che la vostra vita trova significato nel mistero di Dio, che è Amore! Che cosa sarebbe la vostra vita senza l’amore? Dio si prende cura dell’uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi, quando porterà a compimento il suo progetto di salvezza. Nel Signore Risorto abbiamo la certezza della nostra speranza! Cristo stesso è la nostra speranza, è la Parola definitiva pronunciata sulla nostra storia.
Non temete di affrontare le situazioni difficili, i momenti di crisi, le prove della vita, perché il Signore è con voi! Vi incoraggio a crescere nell’amicizia con Lui attraverso la lettura frequente del Vangelo e di tutta la Sacra Scrittura, la partecipazione fedele all’Eucaristia, l’impegno all’interno della comunità ecclesiale, il cammino con una valida guida spirituale. Trasformati dallo Spirito Santo potrete sperimentare l’autentica libertà, che è tale quando è orientata al bene. In questo modo la vostra vita, animata da una continua ricerca del volto del Signore e dalla volontà sincera di donare voi stessi, sarà per tanti vostri coetanei un segno, un richiamo eloquente a far sì che il desiderio di pienezza si realizzi nell’incontro con il Signore Gesù. Lasciate che il mistero di Cristo illumini tutta la vostra persona! Allora potrete portare nei diversi ambienti quella novità che può cambiare le relazioni, le istituzioni, le strutture, per costruire un mondo più giusto e solidale, animato dalla ricerca del bene comune. Non cedete a logiche individualistiche ed egoistiche".

Io, lo ripeto, oggi mi sono commosso ed emozionato. Credo che qualcosa del genere sia capitato anche a quei quattromila ragazzi cercatori di felicità che da ore, in quella calda piazza di Pennabilli, aspettavano parole di verifica, di conforto, di speranza, di felicità, da un vecchio Papa che sa essere tanto umano.

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